Scene tagliate de "Le Stelle del Branco"
Devo fare una confessione... Sono una completista. Se mi piace un libro e l'autore fornisce degli extra, li leggo. Probabilmente leggerò anche i trafiletti dei libri che l'autore consiglia e la biografia dell'autore. Anche la lunga lista di ringraziamenti agli sconosciuti. Mi piace pensare di non essere l'unica, quindi ecco le scene che ho tagliato da Le stelle del branco.
Alcune di esse non hanno senso con la nuova versione della storia, altre non mi sono piaciute in termini di caratterizzazione, ma se volete date un'occhiata al mio cervello! Si tratta per lo più di porno e angoscia, ovviamente :p
"Incontri da Mezzanotte"
Da "Un Alpha per il Branco" (1 scena)
Da "I Prottetori dal Branco" (2 scene)
Da "L'Amato dal Branco" (7 scene)
Scena 1 & Scena 2
L’Amato dal Branco – Scena tagliata #1
Il pompino che non c'è mai stato
Ray baciò il collo di Josh e poi la sua clavicola. E le dita di Josh sulle sue braccia allentarono la presa dopo un attimo, così poté continuare a scendere verso sud. Spinse la maglietta di Josh verso l'alto, scoprendo i capezzoli e sfiorandoli con i pollici per farlo sussultare.
E poi si trovò sul ventre di Josh, piatto e duro, con una scia di peli biondo scuro che si infittiva man mano che scendeva. Ray lo baciò dolcemente e la sua spalla premette contro l'uccello dell'amante, facendolo spingere così forte che Ray dovette scavare con le dita per rimanere al suo posto.
"Scusa", sussurrò Josh da sopra di lui. "Solo..."
Ray fece una pausa, alzando lo sguardo, ma Josh stava scuotendo la testa. "No, solo... scusa. Io... per favore?".
Era rosso come una barbabietola e i suoi occhi brillavano di disperazione. Per un attimo Ray si chiese cosa avrebbe dovuto fare per farlo implorare.
Ma non era il momento giusto. Sbottonò i jeans, facendo attenzione a toccarlo il meno possibile e poi gli aprì la cerniera. Il suo profumo era travolgente da così vicino, salato e denso e Ray sapeva che sapore avrebbe avuto, ma non era mai riuscito a guardare il volto di un uomo mentre lo faceva crollare in questo modo. Era una novità, ricordò a se stesso.
Josh era sollevato sui gomiti e guardava Ray come se in quel momento non esistesse nient'altro al mondo. Era una sensazione inebriante. Poteva... Piegò il collo quel tanto che bastava per sfiorare con le labbra il cotone dei boxer di Josh e un brivido attraversò tutto il corpo dell'uomo sotto di lui, un gemito mezzo soffocato che sembrò arrivare fino alle ossa di Ray. Lo fece di nuovo, con più decisione, e Josh mugolò e cadde sulla schiena. Respirava affannosamente e la stoffa era bagnata ancor prima che Ray cedesse alla sua curiosità e la baciasse a bocca aperta.
Si spaventò, sollevando la testa quando sentì il tessuto strapparsi. "Jeans", si affrettò a spiegare Josh, e Ray vide che aveva tirato con forza la tasca, tanto da strapparla per metà.
"Vuoi..." Non era sicuro di quello che stava offrendo. Non voleva esattamente le mani di Josh su di lui, ma...
Josh scosse la testa, prese un cuscino incastrato tra lui e il lato del divano e se lo mise sotto la testa per tirarsi su. "La tua mano?" chiese, con le pupille dilatate ma ancora così...
Protettivo. Controllo.
Era quello di cui Ray aveva bisogno, ma non era quello che voleva.
Non voleva che fosse così difficile. Non voleva che Josh dovesse fare uno sforzo per stare con lui. Ma aveva promesso. Gli offrì la mano sinistra e l'amico gemette come se tenere la mano di Ray fosse un sollievo indescrivibile. Ray usò la sua mano dominante per sfilare i boxer di Josh, lasciando che il suo cazzo si liberasse, duro e fiero, brillando nella scarsa luce della televisione e quasi non si accorse che Josh gli stringeva la mano con una forza tale da spezzare le dita di un umano.
"Ray", implorò Josh. Non ci era voluto molto, e Ray non ci aveva nemmeno provato. "Io... puoi..."
E Ray gli prese la testa in bocca solo per non dire qualcosa di stupido, o di sdolcinato, perché come diavolo aveva fatto Josh a ricordarsi di fare una richiesta anche quando... Era caldo e setoso e pulsava nella sua bocca mentre Josh gli schiacciava la mano e imprecava. Ray portò la mano destra a stringere la base e Josh sussultò come se fosse stato pugnalato. Era più facile così, biascicando un po' mentre imparava a succhiare senza soffocare, cercando di regolare il respiro in modo da poter rimanere un po' più a lungo, andare un po' più a fondo. Sollevò il busto ed esagerò con la profondità, solo il suo peso sembrava tenere Josh al suo posto e mentre si tirava indietro per ingoiare un po' della saliva che gli colava sul mento, la voce dell'amico si infranse sul suo nome. "Io... ho bisogno di... puoi usare la mano?".
Ray alzò lo sguardo sorpreso, per metà deluso e per metà sollevato. Non era male e gli piaceva quanto fosse bello per Josh, ma era anche un po' preoccupato per quanto tempo ci stava mettendo. Josh stava facendo del suo meglio per non spingere, ma se le povere dita di Ray erano un esempio, gli stava costando. Annuì e fece girare la lingua intorno alla punta, stringendo la presa e portando contemporaneamente la mano in alto.
Josh non riuscì a trattenersi e fu una fortuna che la presa di Ray sull'altra mano fosse tanto salda da fargli alzare la testa con il movimento, altrimenti sarebbe soffocato. Josh abbassò di nuovo i fianchi in una volta sola, farfugliando già delle scuse, ma Ray non volle sentirle, allontanò la mano e afferrò invece il fianco di Josh, succhiando forte un'altra volta e poi portando la mano in alto per strofinare il pollice sul miscuglio della sua saliva e del liquido preseminale di Josh. Josh era curvo su di lui, ancora intento a parlare, ma quando Ray incontrò i suoi occhi, lui si ammutolì completamente, con la bocca spalancata e il corpo congelato sul posto mentre l'orgasmo lo colpiva così all'improvviso che il suo sguardo si annebbiò.
Ray era così assorbito dal modo in cui i suoi lineamenti si rilassavano che non si rese conto di quanto fosse ancora vicino mentre il cazzo di Josh eruttava nella sua mano. Chiuse gli occhi appena in tempo, ma nessun riflesso riuscì a portarlo sufficientemente lontano dalla copiosa quantità di seme alfa. Una parte passò oltre le sue labbra aperte, salato e appiccicoso e, stranamente, con lo stesso odore di Josh. Lasciò la presa, si mise in ginocchio e si strofinò l'avambraccio sulle palpebre.
Gli occhi gli lacrimavano nel tentativo di pulirsi e lui era troppo confuso - passando dal suo lussurioso tripudio di energia al dolore inaspettato - per fare qualcosa di buono, finché Josh non gli prese i polsi. "Smettila, lo stai solo strofinando".
Ray si fermò, stringendo forte gli occhi e deglutendo per non sentire il bruciore.
"Devi lavarti", disse Josh e lo accompagnò al bagno più vicino con gli occhi chiusi, poi controllò che l'acqua fosse tiepida prima di fargli lavare le mani e poi aprire gli occhi dentro i palmi delle mani.
Ray lo guardò sbattendo le palpebre e Josh gli passò un asciugamano. Aveva un'aria così dispiaciuta che non aveva nemmeno bisogno di dire nulla, ma era chiaro che lo avrebbe fatto. "Non farlo", chiese Ray.
Josh strinse le labbra. "Vuoi che io...?". Lanciò un'occhiata al corpo di Ray.
Ray fece una smorfia, poi rise. "Adesso? Non proprio". Sbatté di nuovo le palpebre, cercando di assicurarsi che i suoi occhi fossero davvero puliti e Josh si avvicinò e gli prese il viso, inclinandolo verso la luce.
"Guarda in alto", chiese, e Ray seguì le sue istruzioni finché non decise che era sufficiente. "Dovrebbe andare meglio tra qualche minuto. Oppure possiamo chiamare Alec...".
Ray si allontanò. "Non esiste che chiamiamo Alec".
"Lui non..."
"So che non gli dispiacerebbe. O comunque non direbbe che gli dispiace, anche se fosse nel bel mezzo di un pompino lui stesso. Ma non farò sapere a Gabriel che mi sei venuto in un occhio, a meno che il dolore diventi insopportabile. Davvero, mi prude appena".
Josh storse un po' la bocca e Ray lo guardò sbigottito. "Stai sorridendo per questo?".
"Mi scusi?" Chiese Josh. "Io..."
"Mi devi un favore", lo avvertì Ray.
Josh alzò gli occhi su di lui. "Dovrebbe essere una cosa negativa?".
Ray si schernì e lo spinse fuori dal bagno. "Portami degli snack, ora scelgo io il film".
[Fine scena tagliata #1]
Tradotto da ITAversum.
Scena tagliata #2: L'inizio della guarigione di Ray
In origine, sia la Parte I che la Parte II di "L'amato dal branco" erano scritte dal punto di vista di Ray, ma quando ho deciso che dovevo permettere a Josh di dire la sua per pareggiare le cose, ho tagliato tutto il POV di Ray. Questa è una parte delle sessioni di terapia della prima versione, in cui i due si siedono in un caffè e discutono, oltre al loro cammino verso la camera da letto.
Capitolo 3
"Pronto?"
Ray annuì, strofinando il pollice sulla superficie liscia del cucchiaio. Era bello avere qualcosa su cui concentrarsi che non fossero le parole. Non era delle parole che aveva paura, naturalmente, ma esse avevano il potere di rievocare tutto.
"Ho pensato a una domanda migliore", avvertì Josh. Ray annuì, ancora pronto a rispondere. "Eri attratto dagli uomini prima della rivelazione? Fisicamente, intendo".
Ray espirò, poi annuì. Non era stato così difficile. Da bambino si era sentito in imbarazzo, ma alla fine l'aveva superata. Adesso l'aveva certamente superata.
"Ok", disse Josh approvando. "Un'altra: avevi una cotta per Gabriel?".
Questo fece sussultare Ray per la sorpresa. Per un attimo non poté fare a meno di chiedersi se Gabriel glielo avesse detto. Ma ovviamente era assurdo, Gabriel non era uno che condivideva. Era riuscito a malapena ad ammetterlo a Ray, non c'era modo che lo avesse detto a Josh. "Sì", disse scrollando le spalle.
"Anch'io", rispose Josh con il sorriso che traspariva dalla sua voce. Ray sbuffò, sentendosi un po' più rilassato ma non ancora pronto ad abbassare la guardia. Aveva ragione. La domanda successiva di Josh era seria. "E io?"
Ray conosceva la risposta a questa domanda, ma poteva indovinare la piega che avrebbero preso le domande successive se avesse risposto in modo affermativo.
"Va tutto bene", disse Josh, troppo in fretta. Aveva paura della risposta. "Preferirei che tu...".
"Oh, stai zitto", lo interruppe Ray. Josh era sempre stato troppo modesto con se stesso. "La risposta è sì. Sì, ti volevo".
"Oh". Ray non disse nulla, né alzò lo sguardo, e dopo un minuto Josh si schiarì la gola e continuò. "Cosa volevi fare con me?".
"Io..." La verità era che aveva cercato di non pensarci, e quando era troppo assonnato, stanco ed eccitato per resistere, aveva pensato solo a cose elementari. Niente di troppo gay, niente di troppo spaventoso. Anche nell'intimità della sua mente, non aveva osato pensare di toccare il suo migliore amico in un modo che non potesse passare per semplice arrapamento adolescenziale. Scrollò le spalle. "Baci, e... non lo so. Ero molto giovane".
"Vuoi dire che hai smesso... di volerlo fare?".
"Cosa? No, solo... ho cercato di non pensarci. Avevo paura di tradirmi se l'avessi fatto".
"Capisco", disse Josh, poi aggiunse, con la massima disinvoltura. "Volevi scoparmi, Ray?".
Ray trasalì tanto da far tremare il tavolo che li separava. Diede un'occhiata in giro per il bar per vedere se qualcuno avesse sentito. Sembrava che a nessuno importasse; era comunque meglio che guardare Josh. Gli bruciava il viso e improvvisamente era sudato. "Io…" gli uscì prima di non riuscire più a parlare.
"Va tutto bene", disse Josh con dolcezza. Raggiunse lentamente la sua mano. Ray dovette concentrarsi per lasciarla sul tavolo. Il tocco di Josh era più una carezza che una presa: Ray avrebbe potuto allontanare la mano in qualunque momento.
Non lo fece, continuò a respirare. Dentro e fuori. Dentro e fuori.
"Gabriel ha detto che voleva un po' di quei mattoni leggeri, vero?", chiese e la sua voce sembrava quasi normale.
"Sì, e abbiamo promesso a Marisa una lampada da lettura", rispose Josh. La sua voce era eccessivamente disinvolta, ma si erano promessi che si sarebbero fermati se fosse diventato troppo, e così era stato. Josh non aveva nemmeno avuto bisogno di chiederglielo.
Non capiva perché Josh non credesse che avrebbe trattato bene Ray se fosse diventato Primo Alfa, ma cominciava a capire che lui avrebbe seguito il suo cuore, non solo i desideri di Ray.
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"Pensavo che non si sarebbero mai addormentati", disse Ray a Sergi, che si era ufficialmente occupato di mettere a letto i bambini. Ufficiosamente, Jamie continuava a non dormire se non gli veniva dato da bere il latte direttamente dalla fonte. Prima che lo rapissero, Ray lo aveva abituato lentamente al biberon, ma lo spavento aveva fatto sì che entrambi avessero un disperato bisogno di contatto e... Non poteva sopportare di sentirlo piangere. Non così presto. "Devo rifare la cosa del biberon, o non mi sarà più possibile fare altro".
"Cosa vorresti fare?" Chiese Sergi che era stravaccato a terra accanto al letto. Si era dovuto sedere lì perché sdraiarsi sul letto avrebbe significato addormentarsi. A Ray non sarebbe dispiaciuto, ma Sergi insisteva che a ventitré anni non voleva andare a letto alle sette di sera.
"Non so... disegnare, credo", disse Ray. Non era molto stanco, ma si sentiva già mezzo addormentato, come se la sua testa non stesse funzionando come avrebbe dovuto.
Sergi rotolò e si mise in piedi tanto velocemente da sembrare una macchia agli occhi di Ray. Era insolitamente veloce anche per un lupo mannaro.
"Posso?" Controllò, con la mano bloccata sul cassetto della scrivania di Ray. Ray annuì e Sergi tirò fuori con efficienza un blocchetto. "Cosa vuoi? Pastelli? Matita?"
"La 6B", rispose Ray e Sergi la portò con sé, appoggiando il blocco sulle sue ginocchia e strattonando scherzosamente la matita quando Ray cercò di prenderla.
Ray sbuffò. "Se pensi che io abbia l'energia necessaria per strappartela di mano...".
Sergi sorrise e tenne la mano ferma abbastanza a lungo da permettere a Ray di prendere la matita, poi si rifiutò di allentare la presa. Confuso, Ray alzò gli occhi e solo allora si rese conto che il suo palmo era avvolto intorno alla mano di Sergi. Era una strategia così infantile. Ma il volto di Sergi era perfettamente serio.
Ray esitò. Il blocco era ancora sulle sue ginocchia e non voleva dare l'impressione sbagliata, ma non poteva ignorare ciò di cui Sergi aveva chiaramente bisogno da lui. E non voleva farlo.
Tirò sia la matita che la mano verso la propria vita e si inarcò fino a poter premere un bacio contro la guancia barbuta del suo alfa. "Grazie", sussurrò all'orecchio di Sergi.
Sergi lasciò andare la matita e si raddrizzò di nuovo con il viso un po' arrossato. "Vai a farti una doccia e a vedere se la cena sarà pronta a breve, allora. Probabilmente ho solo pochi minuti prima che uno di loro cominci ad agitarsi".
"Puoi chiamarmi se hai bisogno di me", disse subito Sergi.
"So che posso farlo", promise Ray.
Sergi sembrava ancora riluttante, ma si limitò a uno sguardo malinconico verso Ray prima di uscire dalla stanza.
Ray non pensava che il suo alfa avesse bisogno di sesso: nessuno di loro aveva dato alcun segno che l'aver trascorso la luna piena senza di lui li avesse resi più ansiosi di averlo. Non sembravano nemmeno avere il normale livello di interesse che ci si aspettava da loro, ma dopo quello che Nicholas aveva fatto, Ray non riusciva a pensare al sesso, tanto meno...
Qualunque cosa fosse, l'avrebbe accettata.
Appoggiò il blocco sul ginocchio piegato e si mise al lavoro. Aveva un sacco di immagini, ma non aveva mai disegnato prima proprio le persone che non poteva smettere di vedere nella sua mente.
Quando Alec venne a chiamarlo per la cena, era riuscito ad abbozzarli tutti a matita, anche se Sasha si era girata nel sonno e lo aveva costretto a rifare sia la sua gamba che quella di Maria.
"Wow", disse Alec, fissando il blocco. "Sei incredibile...".
Ray sbatté le palpebre, adattandosi alla scarsa illuminazione. Il sole era tramontato a un certo punto; probabilmente solo la sua vista da licantropo gli aveva permesso di vedere nella stanza buia. "Grazie".
"No, davvero, è...". Alec guardò i bambini addormentati e poi di nuovo Ray. "Potresti... ridipingerlo? O colorarlo o qualcosa del genere?".
"Certo, potrei provare. Sergi mi ha procurato tutti quei materiali, dovrei usare i colori prima che si secchino".
"Dovresti", concordò Alec, con gli occhi che brillavano di piacere. "Voglio dire, non so nulla di arte, ma questo...".
"Penso che forse tu sia un po' di parte", lo stuzzicò Ray, ombreggiando i capelli di Jamie.
"Oh", disse Alec con voce profonda, e quando Ray alzò lo sguardo vide che Alec gli stava sorridendo, dolcemente e con piacere. Come... come se fosse orgoglioso di Ray. "So di esserlo".
Ray distolse lo sguardo, sentendo il viso scaldarsi. Non capiva perché dovessero rimanere tutti così dannatamente impressionati. Sapeva di non avere doti particolarmente impressionanti, non aveva mai fatto nulla oltre ciò che gli era stato insegnato a scuola, in realtà. Si alzò e lasciò cadere il blocco sulla scrivania, forse un po' troppo rumorosamente. Ma i bambini non sembravano aver sentito. "La cena è pronta, vero?"
Fece un passo verso la porta, ma Alec non si spostò. "Ho... cosa ho fatto?". Il battito era troppo veloce e troppo tardi Ray si ricordò di quanto fosse sensibile il suo alfa, per quanto cercasse di nasconderlo.
"Oh, no. È solo che..." Ray fece un cenno e poi sbottò: "Sergi ha detto che i miei quadri gli piacciono, e questo è bello e tutto il resto. Ma in realtà volevo imparare a farlo come si deve. Prima, voglio dire, e...".
"E ora sei qui?" Alec ipotizzò.
Ray deglutì. "Più o meno".
"Vorresti seguire qualche corso al college?".
"Ma come potrebbe funzionare?". Ray lanciò un'occhiata al letto, sentendosi di nuovo stanco. "Jamie non dormirà senza di me".
Alec si girò e diede un'occhiata alla stanza. "Cos'è successo al biberon?".
Ray si leccò le labbra. "Io... ero spaventato, così ho smesso. Credo che anche lui fosse sconvolto".
Alec sospirò, con lo stesso tono di un medico i cui pazienti ignorano i consigli. "Beh, ricominceremo a farlo. Non è un bene per nessuno di voi due se non potete andare da nessuna parte".
Ray annuì. "Puoi ricordarmelo? Che non dovrei... cedere, credo?".
Sapeva che per Alec era difficile essere deciso con lui - l'uomo evitava il conflitto come un gatto l'acqua - così, quando annuì, Ray si avvicinò a lui e lo strinse a sé per un momento. Giusto il tempo di registrare la cosa, e poi gli girò intorno. "Andiamo, sto morendo di fame e tu mi hai torturato con quell'arrosto per tutto il pomeriggio".
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Avevano deciso di tornare in città, ma ogni volta sceglievano un altro caffè. A volte Ray non riusciva a trattenersi dal controllare se qualcuno stesse li ascoltando, ma almeno sapeva che anche se ci fosse stato, probabilmente non avrebbe potuto seguire la conversazione.
"Te lo chiederò di nuovo", lo avvertì Josh. Lasciò a Ray un momento per abituarsi all'idea prima di farlo davvero. "Volevi scoparmi?".
Questa volta Ray non indietreggiò. Si era imposto di pensarci, rannicchiato davanti alla TV con tutti loro intorno ma senza nessuno che gli prestasse realmente attenzione. Un posto dove era al sicuro se le cose nella sua testa fossero diventate troppo grandi da gestire per lui... Ora conosceva la risposta. "Sì."
Josh inspirò tremando e Ray alzò lo sguardo per vederlo arrossire. Gli ci volle un attimo per annusare i primi sentori di eccitazione. Josh arrossì ancora di più. "Scusa, io..."
"Non voglio più", aggiunse Ray, e questo sembrò confondere Josh tanto da distrarlo da ciò che lo aveva infastidito.
"Non più?", chiese, e sembrava quasi deluso. Anche Ray era un po' dispiaciuto, come quando aveva mangiato 24 pacchetti di Cheetos e aveva finito per non poterne più sentire nemmeno l'odore senza voler vomitare.
Solo che non c'era nessun ricordo o esperienza che lo scoraggiasse. Ricordava di aver pensato di spingere il suo cazzo nel culo di Josh. Si era chiesto se sarebbe stato più stretto della fica di una ragazza, o più caldo. Si era masturbato così tanto da procurarsi un'irritazione, nonostante la velocità con cui le ferite superficiali erano guarite.
E ora sembrava semplicemente strano. Scosse la testa. "Se ci penso... mi sembra... non sbagliato, ma noioso? Poco attraente, credo". Si rese conto di ciò che aveva detto e trasalì. "Senza offesa, non è...".
"Certo che no, te l'ho chiesto. Volevo saperlo".
Ray si leccò le labbra e propose: "Potremmo provarci? Si può provare qualsiasi cosa una volta".
Josh scosse la testa. "Non vorrei farlo, non se non piace anche a te".
Ray esitò, poi annuì. Era sempre stato generoso con il suo corpo perché loro ne avevano bisogno, ma non voleva che Josh si spingesse più in là di quanto i loro istinti richiedessero. Era un po' deluso dal fatto che il desiderio era svanito quando non aveva nemmeno potuto provare, ma era come desiderare di avere fame solo perché c'è un pasto appetitoso davanti a te.
Forse un giorno si sarebbe annoiato, o incuriosito, o sarebbe tornato ad averne voglia. Ma per ora... voleva avere la possibilità di annoiarsi. Voleva trovare una nuova normalità, un nuovo sé che fosse libero di usare il suo corpo per il piacere e per il dovere.
"La prossima domanda", gli disse Josh. Ma non fu un avvertimento sufficiente. "Vuoi che ti scopi?".
Si inarcò, espirando lentamente. "Ci ho pensato", spiegò. "Perché non volevo che pensassi che avrei chiesto senza offrire".
"Ray il Giusto", disse Josh quasi ridendo. Poteva scherzare, ma se avevi passato gli anni della crescita ad arbitrare le liti tra fratelli, valutare rapidamente ciò che era giusto diventava un'abilità preziosa. "Scusa", aggiunse dopo un attimo. "Continua."
Ray scrollò le spalle. " Non potrei mai... ho provato a immaginarlo e... le dita. Non mi ha fatto molto effetto. L'avrei fatto comunque, voglio dire, se tu l'avessi...".
Josh respirava un po' affannosamente e Ray non aveva bisogno di alzare lo sguardo dal tavolo per capire che lo aveva colpito profondamente. Josh teneva per sé la sua eccitazione, in qualche modo riusciva a concentrarsi tanto da impedire al lupo di Ray di pensare di doversi preparare per il suo alfa. Ray gliene fu grato, ma non riuscì lo stesso a smettere di essere nervoso. Soprattutto perché la domanda successiva avrebbe solo peggiorato le cose...
"Vuoi andare a vedere i cavi per le gabbie dei conigli?". Chiese Josh, e la testa di Ray si alzò di scatto per la sorpresa.
Josh era ancora un po' più rosa del solito, ma gli offrì solo un'alzata di spalle imbarazzata quando Ray lo guardò con aria interrogativa.
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"Penso che dovremmo fare la nostra prossima conversazione in privato", disse Josh mentre metteva Sasha sul divano. Ray lo guardò sorpreso mentre stava aggiungendo articoli alla loro lista della spesa online. Marisa gli aveva dato dell'idiota quando le aveva detto che andavano al negozio e prendevano tutto quello che serviva, invece di pianificare in anticipo gli acquisti. Josh avrebbe dovuto aiutare Alec a fare il bagno ai bambini.
"Cosa?" Chiese Ray. Non poté trattenere l'allarme, dopo tutto sapeva quale sarebbe stata la domanda successiva e sapeva quali conseguenze avrebbe avuto la risposta.
"Non per questo, Ray", disse Josh, quasi con tristezza. "Perché potrei farti... Se mi eccitassi troppo potrei non essere in grado di impedire che influisca anche su di te. Non faremo nulla. A prescindere da tutto".
Era una promessa azzardata che un alfa faceva al suo omega. Gli alfa non avevano alcun bisogno di controllarsi con un omega che avevano rivendicato, non che spesso avessero motivo di farlo.
Ma Ray gli credeva. Dopo tutto, prima che Josh lo facesse, Ray non sapeva nemmeno che un alfa potesse impedirsi di proiettare la sua eccitazione sull'omega più vicino.
Josh aveva aspettato che acconsentisse, ma non sembrava particolarmente soddisfatto della cosa.
Non che avesse molto da aspettarsi se tutto ciò che avrebbero fatto il giorno dopo sarebbe stato sedersi insieme in una stanza ad eccitarsi dolorosamente senza alcuna speranza di sollievo.
Il rumore di Alec che sgridava Josh per la sua prolungata assenza lo distolse dai suoi cupi pensieri. Mise giù il computer e prese sua figlia che stava cercando di strisciare sotto il tappeto. C'era qualcosa nel suo odore che sembrava irresistibile per i cuccioli. "No", le disse. "Ti abbiamo appena pulita. Non puoi fare casini quando ci sono io al comando. Alec mi ucciderebbe".
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Voleva passare una bella serata rilassante con il suo branco, ma nemmeno la presenza delle beta era riuscita a distogliere la sua mente dalle idee che la proposta di Josh aveva portato alla ribalta. Il suo cervello doveva averlo bloccato prima - trauma, shock o semplicemente stress - ma ora che aveva notato che non sentiva l'eccitazione dei suoi alfa da settimane, non poteva fare a meno di chiedersi: potevano tutti spegnerlo in modo da non influenzarlo come faceva Josh?
In un certo senso, era stato un sollievo non doversi assumere la responsabilità di ciò che gli facevano desiderare, fino a Nicholas. Improvvisamente l'influenza dell'alfa era sembrata schiacciante e invasiva, non solo fastidiosamente intensa, ma anche sbagliata. La volontà di Ray era stata più forte di quella di Nicholas, più forte persino del suo stesso lupo.
Voleva ancora delle cose. Voleva ancora il sesso.
Ma in fondo era proprio questo che temeva. Non importava se era riuscito a sopraffare il lupo una volta - in circostanze molto specifiche - perché sapeva che non sarebbe stato in grado di continuare così. Avrebbe potuto insistere per superare qualche calore da solo - e probabilmente i suoi alfa avrebbero acconsentito, purché fosse fisicamente lontano da loro - ma alla lunga non avrebbe mai funzionato.
Il calore non era un optional per un omega, e lui non poteva permettersi di pensare che potesse esserlo. La speranza andava bene, ma solo quando c'era almeno una possibilità che funzionasse o che non lo si scoprisse mai. Ray lo aveva detto agli altri da mesi ormai; ma forse da qualche parte nella sua testa, dove aveva bisogno di nascondersi per sopravvivere a quello che il suo corpo stava passando, aveva conservato gli ultimi brandelli del suo miserabile sogno.
Era ora di lasciar perdere: doveva sbarazzarsi di tutte le magliette che graffiavano la pelle sensibile dei capezzoli - perché ora sarebbero sempre stati sensibili, sia per aver allattato che per le gravidanze - e dare via il rasoio: i peli sul viso non gli sarebbero più cresciuti con gli ormoni della gravidanza che si scatenavano nel suo corpo.
Ma non si trattava solo di questo. Josh gli aveva chiesto se avesse mai voluto scopare qualcuno, invece del contrario, e lui e gli alfa si erano scambiati reciprocamente dei pompini in passato. Al di fuori del calore, c'erano delle opzioni - e lui avrebbe passato la maggior parte della sua vita senza essere in calore. Non era poco.
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"Ho una domanda", disse a Josh non appena si furono sistemati sulle poltrone accanto alla sua finestra con le tazze di tè fumanti.
Josh chiuse la bocca, poi annuì. "Certo, cosa?"
"Hai detto che pensavi che sarebbe stato difficile da controllare, da... tenere per te, credo. Ma come hai fatto a farlo? Da come ne parlavano, gli alfa non possono farne a meno".
Josh si accigliò. "Lo so. Ma non volevo davvero...". Si leccò le labbra e guardò Ray con cautela. "Eri impegnato, non volevo peggiorare le cose per te. Così mi sono detto che sarei andato via per un po', ho pensato molto al cibo, che distrae il lupo".
"Non stavi pensando al cibo al bar", fece notare Ray. Ricordò come Josh fosse arrossito.
"No", disse Josh, abbassando lo sguardo. "Stavo pensando a te. Volevo sapere cosa provavi, così... ho tenuto il lupo a freno, credo. È come tenere le redini di un cavallo molto corte. Hai il controllo totale. Continuano a strattonare un po', ma per lo più va bene".
"Oh, sembra scomodo".
"Teso", corresse Josh. "È uno sforzo, ma non mi fa male e mi rende felice sapere che stai bene e che puoi dirmi tutto quello che senti davvero".
Era molto tentato dall'idea di ringraziarlo, ma alla fine si accontentò di qualcosa che nessuno dei due aveva motivo di contestare. "Anch'io. Non pensavo che saremmo riusciti a parlarne".
Josh sorrise, poi chiese: "Posso chiedere allora?".
Ray gli fece cenno di andare avanti.
"Vuoi che ti scopi?". Disse Josh. Sapevano entrambi che sarebbe arrivata, ma l'aria tra loro sembrava vibrare a un ritmo diverso dopo che era stata pronunciata.
Ray espirò, con gli occhi fissi a terra, dove non avrebbe potuto cogliere nemmeno un accenno di ciò che stava provando il suo compagno. Il suo lupo non era ancora influenzato dai feromoni o dalla magia dell'alfa, ma questo non significava che gli ci volesse molto per capirlo. Non avrebbe cambiato la sua risposta. L'aveva pensata ieri sera in questa stessa stanza, il più possibile libero da influenze.
"Ray?" Josh sembrava un po' preoccupato.
"Sì", mormorò, quasi una sfida, se verso se stesso o verso Josh, non poteva esserne sicuro.
Il sospiro di Josh fu più di un mezzo lamento, e Ray alzò lo sguardo preoccupato per scoprire che stava stringendo i braccioli della sedia così forte che una delle sue unghie era entrata nell'imbottitura. "Va bene, non mi dispiace sentirlo ora. Puoi..."
Josh non ebbe bisogno di sentire dirselo due volte; rilasciò qualsiasi presa avesse sul suo lupo e il lupo di Ray si mise sull'attenti. Ray si accorse che i suoi fianchi si muovevano nella comoda poltrona mentre le sue viscere si lubrificavano sempre più per il suo alfa e quando Josh ne colse l'odore, l'intensità del bisogno divenne così forte che dovette piegarsi in due per evitare di cadere a terra e posizionarsi per essere preso. Continuò a scavarsi le cosce con le unghie, usando il dolore per tenere a bada il piacere. E sentì Josh fare lo stesso, respirare fino a quando non riuscì a calmarsi.
"Abbiamo bisogno di altro tè", disse infine Josh dopo qualche minuto. Aveva fatto il giro per mettersi dietro la sua sedia, creando una barriera tra i loro corpi. "Vado a prepararlo".
"Aspetta", esclamò Ray, sentendosi ancora debole, "quando hai insegnato questo agli altri...?".
Josh si soffermò appena per rispondere, troppo intento a scappare. "Non l'ho fatto".
E poi se ne andò, lasciandosi dietro la teiera e tutto il resto. Ray non lo richiamò - evidentemente aveva bisogno di un momento di solitudine e lui stesso non si sentiva molto tranquillo - e non si soffermò nemmeno sul casino che avrebbe sicuramente trovato nella sua biancheria intima.
Andò in bagno e si pulì come meglio poteva senza fare la doccia. Ma questo non impedì alla sua mente di agitarsi. C'era qualcosa sotto. O uno degli altri aveva scoperto il trucco - improbabile, visto che a tutti loro era stato detto che non era possibile - oppure... Gli sembrava che il sangue gli si congelasse nelle vene. I lupi potevano accorgersene?
La voce di Josh lo riportò indietro dai suoi pensieri. "Ray?"
In realtà il suo amico non aveva il tè, ma tornando aveva preso un altro pacchetto di biscotti. Il suo viso sembrava rischiarato. E per una volta, il fatto che fosse lì non alleviò la preoccupazione che Ray aveva in corpo. Voleva solo smettere di farsi domande, spegnere una volta per tutte quell'ultimo barlume di speranza e andare avanti. Non sarebbe stata la vita che aveva pianificato, ma sarebbe stata la sua. Poteva farla sua, lo sapeva. E Josh e gli altri alfa erano più che disposti ad aiutarlo.
"Ci sono altre domande da fare?", chiese. Gli uscì quasi con rabbia, ma non se ne pentì.
Josh posò i biscotti senza abbassare lo sguardo. Era più calmo, ma evidentemente non aveva dimenticato le parole di Ray né l'effetto che avevano avuto. Josh si avvicinò, ignorando la postura rigida di Ray, per prendergli la mano. L'altra mano si avvicinò per coprire il suo viso con una tenerezza quasi dolorosa. Ray non riuscì a fare altro che tenere gli occhi sul suo viso. "Sei sicuro?" Josh chiese dolcemente.
Ray deglutì. Lo era. Se aveva bisogno di un Primo Alfa, voleva Josh. Non era sicuro di tutto il resto. Non sapeva se Josh lo avrebbe voluto ancora quando sarebbe arrivato il momento di andare fino in fondo, o se avrebbe ricordato di chi erano state le mani sul corpo di Ray l'ultima volta. Non sapeva se sarebbe riuscito a dimenticare quelle mani e ad accogliere il tocco del suo amico.
Non era sicuro che il rituale avrebbe funzionato se non avesse smesso di avere paura.
Josh lo avvicinò, stringendolo delicatamente come se fosse fatto di vetro. Ray si appoggiò a lui, affondando le dita con troppa forza nell'amico. Josh non si lamentò e la sua voce era ancora gentile e calma quando parlò: "Allora lo faremo domani".
Ray trasalì, ma l'abbraccio di Josh rimase. "Ti avevo detto che oggi non sarebbe successo nulla", spiegò.
Ray sbuffò, con una mezza risata e un po' di sollievo.
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"Ho un'altra domanda", disse Josh non appena furono soli. Non erano andati molto lontano lungo la collina, quanto bastava per avere una moderata privacy: tutto il loro branco era al corrente di ciò che stavano facendo, ma non volevano testimoni.
Ray lasciò cadere a terra la borsa delle provviste e si voltò a guardarlo, comprensibilmente diffidente. Capiva perché Josh era preoccupato... anzi, era abbastanza preoccupato lui stesso, anche con tutte le chiacchiere che avevano fatto prima, sarebbe stata comunque la prima volta che si sarebbe fatto scopare da quando Nicholas lo aveva costretto.
Ma proprio per questo non poteva sopportare di rimandare ancora. Se ci avessero provato, avrebbe potuto dare di matto - anche se il suo lupo era dalla parte di Josh - ma se non l'avessero fatto... Beh, avrebbe dovuto continuare a preoccuparsene finché non fosse sorta la luna e non gli fosse rimasta altra scelta. Ray non aveva più molte scelte quando si trattava del suo corpo, e non apprezzava l'insistenza di Josh nel gestire una delle poche che aveva.
Anche Josh lo sapeva. "Non preoccuparti", gli disse subito, "non ho intenzione di rimangiarmelo".
Questo allentò la presa sulle viscere di Ray tanto da permettergli di scherzare: "Certo, ora non sono più preoccupato. Non è che nelle ultime tre settimane tu abbia trovato le domande più imbarazzanti che l'uomo conosca da farmi".
Josh cercò di sorridere, senza riuscirci. Anche lui era nervoso. Certo che lo era, probabilmente era più preoccupato di ferire o spaventare Ray di quanto lo fosse Ray stesso. "Ok, allora puoi preoccuparti. Ma mi sono reso conto che non ho mai chiesto informazioni specifiche. Hai detto che volevi che... ti scopassi. Ma ti è piaciuto?", chiese, e sembrò così addolorato di chiederlo.
Ray quasi inghiottì la propria lingua. Voleva dire sì, così semplicemente, così onestamente. Era quello che Josh aveva bisogno di sentirsi dire, ma non poteva distorcere la verità più di tanto.
"A volte", disse invece.
Josh trasalì e Ray dovette costringersi a continuare a guardare. "Non è questo. Io... lo voglio", ammise. Quando lo immaginava, l'idea lo eccitava non poco. Sapeva che non si era mai sentito così al pensiero di farsi scopare prima di rivelarsi, ma quello era un concetto astratto, mentre l'eccitazione che lo attraversava era molto reale. E non aveva nemmeno a che fare con il lupo, il lupo provava eccitazione solo quando la luna era alta o uno degli alfa era eccitato: non gliene fregava un cazzo delle fantasie di Ray.
"Vuoi che ti scopi, anche se non ti piace?". Chiese l'amico digrignando i denti. Qualsiasi altro uomo si sarebbe potuto offendere, ma Josh era semplicemente triste. Anche lui non aveva scelta, Ray se ne rese conto all'improvviso, e avrebbe quasi voluto rimangiarsi tutto. Poteva sopportare qualsiasi dolore comportasse un calore non soddisfatto, se solo... Ma questa era una fantasia, se mai lo era, ovviamente. Non poteva smettere di averne bisogno, anche se non ne aveva bisogno in questo momento, e Josh lo sapeva troppo bene per farsi ingannare.
No, non poteva prendere la strada più facile. Doveva spiegare, descrivere in qualche modo la propria lussuria semisepolta, dimostrare a Josh che poteva essere vero tra loro anche senza alcuna magia o attrazione animale.
"Mi piace", disse lentamente, cercando di infondere la verità nella sua voce, per convincere Josh che il suo battito accelerato non era segno di una bugia. Era solo sconvolto, era davvero troppo. "Solo che non sempre. A volte... l'istinto è troppo forte".
Josh gli fece cenno di proseguire. I suoi occhi erano scuri e attenti, quasi come se stesse prendendo appunti. "In quali momenti?"
"Non mi piace il calore, non..." deglutì le parole. Poteva farlo, anche se dovette stringere le mani tanto forte da far male per tenere lontane le immagini. Non sarebbe stato esatto dire che non si era goduto il calore; dopotutto, era venuto di brutto per diverse volte. Ma non gli era piaciuto. Non voleva sentirsi come se il sesso fosse qualcosa che gli accadeva, invece che qualcosa che faceva lui. E non voleva pagare per il piacere...
"Non vuoi rimanere incinto", disse Josh, andando dritto al nocciolo della questione.
E non doveva essere una novità per nessuno, ma non l'aveva mai detto prima. Josh non aveva modo di saperlo se non per aver osservato Ray da vicino. La gravidanza non è mai facile, soprattutto quando si tratta di una cucciolata numerosa, ma...
"No..." confermò, un po' scioccato da se stesso.
Josh aveva l'aria rassegnata più che altro, e solo allora Ray si rese conto che si aspettava che si offendesse per averlo detto. Per tutto il tempo Ray non aveva fatto altro che sperare di sentirsi meglio una volta nati i cuccioli, ma il fatto di amarli non aveva cambiato il senso di impotenza che aveva provato. L'idea di doverlo ripetere gli faceva ancora ribollire lo stomaco.
Non voleva che Josh lo compatisse per questo. Non quando non si poteva fare nulla. Non da parte di Ray e certamente non da parte di Josh, non al di là di quello che avrebbero fatto tutti per mantenere le gravidanze il più distanziate possibile per il bene di tutti loro.
Scacciò il pensiero, cercando invece qualcosa da offrire al suo compagno.
"Mi è piaciuta quella volta sul divano, e quando tu...". Dovette deglutire al ricordo. "Quando me lo hai succhiato in camera tua". Sapeva di essere arrossito dal modo in cui gli occhi di Josh stavano fissando il colore delle sue guance.
"Non ti importava che ci stessero guardando?" chiese Josh, con aria scioccata.
Ray aggrottò le sopracciglia. "Non me lo ricordo nemmeno, non è stato... Sei stato così...". Non riusciva a trovare le parole per spiegare che Josh lo aveva toccato come se fosse stato qualcosa di prezioso, qualcosa che avrebbe potuto perdere in qualsiasi momento. No, non qualcosa, qualcuno. Ogni tocco di Josh lo aveva spinto ad avvicinarsi, aveva risvegliato la sua pelle alla magia del contatto e aveva implorato Ray di guardarlo, toccarlo, amarlo. Non avrebbe potuto dirlo allora, ma ora sapeva perché era stato così diverso con Josh, perché non aveva avuto importanza che gli altri lo stessero guardando e persino aiutando a spogliarsi. Per qualche minuto, Ray era stato il centro del mondo di Josh e lui aveva voluto Josh e lo aveva reso il centro del suo.
"Mi piacerebbe succhiartelo", disse Josh, scorrendo gli occhi sul corpo di Ray. "Se vuoi".
Ray sapeva che non sarebbe andato bene per il rituale, ma che diavolo? Perché non avrebbero dovuto divertirsi? Annuì e Josh si mise in ginocchio davanti a lui senza nemmeno togliersi la giacca o mettere a terra le coperte. Ray perse l'occasione di ricordarglielo con un sussulto di piacere, sorpreso quando Josh mise la bocca contro il suo cazzo e succhiò attraverso la stoffa.
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I bellissimi occhi nocciola del suo amico erano più pupilla che iride quando alzò lo sguardo verso di lui.
"Coperta", gli ricordò, e Josh sembrò quasi infastidito, ma si voltò e ne tirò fuori una di quelle spesse di lana dallo zaino. Ray lo raggiunse e lo aiutò a posarla, con le mani che tremavano leggermente e non per il leggero freddo della notte. Quando la coperta fu sistemata, erano entrambi inginocchiati su di essa e Ray trovò facile avvicinarsi e baciare Josh. Il suo alfa gemette e si aggrappò al suo collo per tenerlo in posizione e permettere alla sua lingua di esplorare la sua bocca. Ray mugolò, sentendosi indurire nei pantaloni. Ma non era bagnato. Non era l'eccitazione di Josh a spingere la sua, come era abituato a fare nell'ultimo anno. A volte gli veniva ancora duro da solo, ma non ricordava l'ultima volta che era successo in presenza degli alfa.
Prima che potesse perdersi troppo in quei pensieri, però, Josh raggiunse la sua cerniera e la abbassò tanto velocemente da farlo sobbalzare. L'amico approfittò della distrazione per spingerlo sulla schiena e, con un ultimo bacio rovente, abbandonò la bocca di Ray per strisciare lungo il suo corpo. Ray riuscì a malapena a trattenere un gemito quando le dita di Josh scivolarono sulla sua camicia, un po' ruvide ma attente, mentre gli stringevano i fianchi e poi scivolavano di nuovo giù fino alle natiche, trascinando con sé la biancheria intima di Ray, fino a quando il suo cazzo si liberò.
A quel punto lanciò uno sguardo verso il proprio corpo, giusto in tempo per cogliere Josh che si chinava a leccare una linea lungo la sua erezione. La vista lo fece aggrappare al terreno e ruotare i fianchi per cercare un contatto maggiore. Josh evitò di spingerlo giù nella foga.
Ray era quasi pronto a implorare, ma Josh non lo stuzzicò, si limitò a circondare con una mano la base del cazzo di Ray e a risucchiare la punta, sfregando la lingua contro la pelle delicata. Ray si contorse, mordendosi inutilmente le labbra per cercare di trattenere i suoi mugolii. Josh succhiò ancora più forte e i fianchi di Ray scattarono verso di lui. Il suo cazzo scivolò in profondità e senza problemi, trovando a malapena resistenza.
Josh era sopra di lui, ma per un attimo, al culmine del suo arco, Ray si bloccò. E poi Josh succhiò, spingendo la lingua contro il cazzo di Ray anche quando la sua gola si chiuse contro la punta. Ray ruotò la testa, desideroso di venire, e riprese a spingere senza nemmeno volerlo. Il suo amante non si fermò né esitò, si limitò a spingere più forte contro di lui, come se respirare fosse un'illusione fantasiosa, e usò la sua presa sulle natiche di Ray per costringerlo a scopare più forte il calore setoso della sua bocca. Era troppo, troppo veloce, troppo presto. Ray gridò mentre il suo orgasmo saliva, con i nervi che cantavano e i muscoli pronti a scattare, e infine venne - questa volta, senza bisogno che il finale di nessun altro annunciasse il suo.
Sbatté gli occhi, con le mani che si stavano liberando e la pelle che si raffreddava troppo velocemente nell'aria notturna, e fissò le stelle sopra di sé in uno stato di stordimento. Era la prima volta che veniva da solo da... non riusciva nemmeno a ricordare. Il viso di Josh era appoggiato sulla sua coscia languidamente, mentre il suo respiro agitava i peli sull'inguine di Ray. L'immagine lo fece rabbrividire, come se il suo corpo non riuscisse ad accettare che fosse finito.
Gli occhi di Josh si aprirono e incontrarono i suoi e dovette deglutire. Perché all'improvviso, nonostante il fatto che il suo alfa fosse completamente vestito, Ray riuscì a capire quanto fosse eccitato. Come se il controllo gli fosse sfuggito per un momento e il suo desiderio trasparisse da qualsivoglia scudo avesse eretto per proteggere Ray.
Riusciva a malapena a capire come potesse aspettare se si sentiva così... e poi vide che il braccio destro di Josh era piegato contro il suo stesso corpo e premeva contro il rigonfiamento nei suoi pantaloni. "Non..." cominciò, spingendo sul gomito.
Josh rotolò sulle ginocchia, gemendo mentre spingeva nella sua stessa mano.
Preparazione alla scopata
Temeva che gli avrebbe ricordato quello che era successo. Ma anche se erano sotto il cielo e la luna era quasi piena, era impossibile confondere l'espressione di Josh, sopra di lui, per qualcosa di diverso dalla totale devozione. Semmai era l'intensità del suo amore che ora spaventava Ray. Pensò di chiedere a Josh di fermarsi, solo per metterlo alla prova, ma semplicemente non poteva sopportarlo. Aveva già avuto Josh. No, aveva lasciato che Josh lo prendesse, ma mai dopo aver ammesso a se stesso, a entrambi, che lo voleva. E non lo voleva soltanto, sentiva che se la pelle di Josh avesse smesso di toccarlo anche solo per un istante, avrebbe preso fuoco per la sua assenza. Il loro tocco bruciava, ma saziava anche una sete che Ray non sapeva di provare.
C'era anche il lupo, l'istinto di accoppiamento e il bisogno di possedere e di marcare e appartenere. Ma c'erano anche l'aria e la luna e l'erba su cui si era stesa la coperta. Erano parte del mondo, parte di lui, ma non il suo nucleo.
Aveva avuto così paura di sapere cosa significasse desiderare un altro uomo che aveva dimenticato di pensare a cosa significasse desiderare qualcuno che si amava. Era come nient'altro. Aveva osservato il corpo di Josh da lontano per tanto tempo, anche senza volerlo, perché Josh stesso aveva sempre richiesto la sua attenzione. E ora ogni pensiero, ogni tocco non realizzato e ogni brivido immaginato diventavano realtà sotto le sue mani, la sua bocca, il suo uccello che strusciava sui muscoli tesi dell'addome di Josh.
"Ray", ansimò l'amico, mentre si inabissava dentro di lui. Ray lo sentì tremare per l'intensità con cui gli artigliava la schiena per tenerlo lì. "Ti prego."
La scopata
Staccare la bocca da quelle labbra fu quasi doloroso, ma Ray lo fece. Si concesse solo una manciata di respiri prima di usare la mano sul collo di Josh per riportarlo alla sua bocca. Sapeva di sudore, salato e un po' aspro, ma anche di qualcosa di dolce che Ray non riusciva a spiegare. Forse perché non aveva una spiegazione, pensò mentre i suoi denti affondavano nella pelle tenera. Josh emise un gemito forte e spezzato, il suo cazzo sussultò follemente nel culo di Ray mentre iniziava a venire e per un attimo Ray vide bianco, mentre l'intensità del nuovo legame e del sesso travolgevano i suoi sensi.
Josh aveva ancora addosso la camicia che graffiava sotto la guancia di Ray. Forse non sarebbe bastato liberarsi del proprio guardaroba, forse doveva sostituire anche quello di Josh. Avrebbero potuto sopportare il freddo se avessero voluto, ma una volta iniziato non avevano potuto aspettare. Non gli dispiaceva, i loro vestiti erano sudati e macchiati, ma non poteva rimpiangere il modo in cui i loro profumi si mescolavano tra di loro.
"Va tutto bene?" Josh sussurrò, e Ray poté sentirlo vibrare oltre che udirlo.
"Sì", sussurrò Ray. Era un po' indolenzito, ma stava svanendo in fretta. Aveva spinto Josh a farlo senza una preparazione adeguata, ma il suo corpo era fatto per sopportare molto più di una scopata disperata a terra ed era già mezzo guarito. O forse non gli importava. Sarebbe stato difficile riuscire a trattenere Josh così com'era.
"Vuoi rientrare?"
Ray esitava. Non era sicuro di voler affrontare gli altri. Sapevano che aveva scelto Josh come primo alfa, ovviamente, non sarebbe servito a nulla cercare di nasconderlo, ma era comunque una cosa destinata a suscitare forti emozioni.
Non era pronto a parlarne, a parlare di ciò che provava davvero per Josh. L'aveva detto ad alta voce, più o meno, ma non aveva fatto promesse.
E Josh non gliene aveva fatta nessuna.
Il modo in cui era rannicchiato tra le braccia dell'amico non lo rendeva più sicuro; non gli avrebbe impedito di sognare altro... Ma almeno era un limite che non aveva oltrepassato.
E se le cose non fossero andate bene... Beh, non sarebbe stato costretto a provare rancore nei confronti di Josh.
"Sì, ma..." Si alzò a sedere, scrutando la casa per tenere lo sguardo distolto da quello di Josh. "Preferirei non discuterne con gli altri. È solo che..." Agitò una mano, sperando che il gesto fosse sufficiente.
"Certo", concordò subito Josh. "Lo sanno, non hanno bisogno di... Non gli dispiacerà".
Ray annuì e cercò di alzarsi in piedi, ma le mani di Josh sulla sua vita si strinsero invece di allentare la presa ed egli quasi inciampò prima che l'amico lo seguisse. Ray lo fulminò con lo sguardo, infastidito. "Cosa..."
Ma aveva commesso l'errore di guardarlo e, una volta fatto, non era più riuscito a distogliere lo sguardo. Gli occhi di Josh sembravano brillare alla luce della luna e osservava Ray come se fosse incantato. Ray lo guardò a sua volta, completamente incapace di spiegarsi, ma altrettanto preso. Il petto gli faceva male, se ne rendeva conto, perché il cuore gli batteva troppo forte, e aveva freddo, anche se il tempo non era cambiato. Non si accorse nemmeno di tremare finché Josh non gli mise una mano sul collo e la strofinò delicatamente. Non avrebbe dovuto essere d'aiuto, ma il suo tocco quasi bruciava la pelle esposta e si irradiò su per il collo fino al viso di Ray, facendogli mancare il respiro.
Non era nemmeno eccitazione, niente di paragonabile a ciò che il lupo alfa poteva fargli provare.
"Ray..." disse Josh dolcemente e l'unica risposta di Ray fu quella di gemere piano - sembrava che qualcosa in lui si stesse liberando - e di ondeggiare nella sua presa. E poi si baciarono di nuovo; bagnati e disperati e disordinati, premendo l'uno contro l'altro tanto forte da far male... ma il dolore non sembrava nemmeno possibile in quel momento. Non c'era dolore in un mondo in cui Josh lo teneva stretto al suo corpo e divorava la sua bocca come se non ci fosse altra fonte di ossigeno nell'universo. Ray ricambiò il bacio come se non gli sarebbe dispiaciuto dargli il suo ultimo respiro e spinse i loro fianchi insieme come se credesse davvero che quello che il suo corpo gli stava dicendo fosse vero: non si sarebbero mai avvicinati abbastanza.
Dopo la seconda volta, riuscirono a tornare. Entrarono dalla cucina e si intrufolarono nella stanza di Ray come degli adolescenti. Anche gli altri erano altrettanto attenti, quindi dovevano aver fatto finta di non sentirli.
A Ray non importava. Non riusciva a fermarsi. Si sentiva come se stesse precipitando, come se fosse stato una stella in orbita attorno a Josh per mesi, anni, decenni, e ora avesse perso la battaglia contro la gravità e stesse finalmente facendo quello che doveva fare. I loro corpi si incontrarono come due pezzi di un tutto che era stato strappato ma i cui bordi frastagliati non avevano mai perso la loro nitidezza, due parti che potevano tornare a completarsi solo insieme.
&
Si svegliò con i primi raggi dell'alba che gli punzecchiavano il viso e il mento del suo amante che gli scavava nel collo. L'intero letto profumava di loro, ma non era nemmeno quello. Qualcosa di più profondo in Ray, qualcosa di forse ancora più vero del lupo, sapeva che le cose erano cambiate. Lo sapeva al di là della logica e dell'istinto, con una certezza che era più simile alla pace che alla conoscenza.
Non avrebbe saputo spiegarlo a parole, ma era comunque presente. Josh era suo. Il ciclo che era iniziato con la rinuncia a se stesso si era completato quando Josh aveva ricambiato il favore.
Ray non stava affatto bene, ovviamente.
"Ma non potrai mai lasciarmi. Non posso... e se non funzionasse, Josh? Cosa faremo se le cose tra noi diventeranno terribili e tristi? Come farò a mantenere..." espirò, sbattendo forte le palpebre. Non sapeva cosa lo spaventasse di più: perdere Josh o perdere l'ultima parte di sé che gli era rimasta.
"Non smetterò mai di amarti", disse Josh come se nulla fosse. Come se non gli costasse nulla. Non abbassò lo sguardo né lo distolse quando Ray incrociò i suoi occhi scioccato. Non sembrava vergognarsi, né tantomeno timoroso, di fronte a questo fatto. "Mi piaci da sempre, da quando ho memoria. Ma sono innamorato di te da almeno cinque anni".
Gli sembrò di strapparsi il cuore, ma Ray scosse la testa. "Io... tu sei troppo importante. Non posso... Se mando tutto a puttane, non mi resterà nulla".
"Di cosa stai parlando?" Chiese e, poiché era Josh, non sembrò nemmeno arrabbiato per il fatto che Ray non avesse risposto alla sua confessione. "Avrai me, la tua famiglia e il nostro branco. Naturalmente..."
"No! Io... tu sei l'ultima cosa normale, l'ultima... l'ultima cosa che ho scelto e... anche tu sei invischiato in tutto questo, ma... ma sei ancora mio amico. Non hai smesso di trattarmi come facevi prima".
& Poi si sono confusi con tutte le variabili.
Alec pensò che il fatto di rivendicare Josh come primo alfa potesse aver influito sul ciclo di calore di Ray. Si erano tutti preparati per un calore da accoppiamento, ma nel momento in cui la luna era sorta nel cielo il tardo pomeriggio, Ray aveva voluto solo correre. La situazione non era cambiata nemmeno con il calare della notte. Quando si fece buio, stava morendo di fame e sperava che riuscissero a catturare qualcosa di più grande di un coniglio e non provava nessuna eccitazione come ci si aspettava. Si trasformò in lupo quasi con delicatezza, con Marisa vicina nel caso in cui avesse avuto bisogno di lei e Hugo per portare via i cuccioli. Ma il lupo - benché consapevole degli alfa che si aggiravano nei paraggi – lo spinse verso i cuccioli e Ray si ritrovò a rincorrerli giocosamente. Non lo capiva, ma i lupi non erano soliti mettere in discussione la loro vita. Così si mise a correre.
Gli alfa e i beta correvano con lui: Gabriel e Josh si tenevano dietro per radunare i cuccioli quando inciampavano o cadevano, Alec, Sergi e Iesu andavano avanti e catturavano le prede quando si avvicinavano. Marisa, Hugo, Irina, Yossi e Angel erano rimasti un po' in disparte, ma erano venuti a condividere il cibo e a rotolare sulle colline erbose con loro. Forse non si sentivano ancora un branco, ma ci stavano arrivando.
Avevano finito la notte ammucchiati in giardino, sazi di buon cibo e di troppa corsa.
E poi Ray si era svegliato ancora in forma di lupo e Alec lo stava fissando. Il suo compagno era già vestito - probabilmente era andato a preparare la colazione - ma non era questo che aveva allarmato Ray al punto da farlo tornare di nuovo umano.
"Ray..." Disse Alec e la sua voce sembrava come se fosse sul punto di piangere.
"Cosa c'è?" chiese Ray.
Gli occhi di Alec scivolarono sul suo corpo nudo, con le narici che si dilatavano. Poi lo sguardo scivolò verso gli altri corpi a terra. "Vieni con me", chiese in tono brusco.
Ray stava quasi per obiettare, ma capì che era una cosa seria.
Alec gli offrì la sua maglia nel momento in cui varcarono la soglia e Ray la indossò in silenzio. Alec prediligeva gli abiti larghi, ma non era ancora sufficiente a garantire la decenza, e lui non poté fare a meno di pensare che tutto ciò che lo obbligava a vestirsi non poteva rappresentare una buona notizia.
Alec si voltò e incontrò i suoi occhi. "Chi... Qualcuno ti ha dato un nodo? Quando ti ho detto che era una buona idea esercitarsi per non farlo durante il calore?".
"No", disse Ray con semplicità. "Avrei dovuto chiedere... Dovevo chiederlo a Gabriel, ma si è tirato indietro". Avrebbe voluto chiedere di più, ma non credeva che sarebbe riuscito a far uscire le parole.
Alec appoggiò entrambe le mani sul tavolo. "Non sarebbe dovuto bastare, non con il calore appena iniziato...".
"Alec, di che cazzo stai parlando? Abbastanza per cosa?"
"Per ingravidarti", spiegò infine Alec. "Mi dispiace, ma quando ti ho annusato adesso... l'ho capito. Probabilmente i miei sensi sono più acuti a causa della luna piena, ma...".
"No", lo fermò Ray. "Non lo sono. Io lo saprei. Non puoi..."
[fine scena tagliata #2]